La miniserie ripercorre la vita di Tiberio Mitri, ascese e cadute in un dopoguerra cencioso di cui divenne simbolo di riscatto e allo stesso tempo personaggio da gossip stretto sotto l'implacabile assedio. Biondino, elegante, a 24 anni ha il mondo ai piedi: nato nel '26 a Trieste, sale sul ring per caso a 20 anni. Nel '48 diventa campione italiano, titolo che conferma l'anno dopo. E' campione europeo fino al'54, protagonista di incontri epici che esaltarono il nome dell'Italia sui ring più prestigiosi d'Europa, quando ancora gli spalti della boxe erano gremiti di belle donne e di alta finanza. Nel '50 sposa il suo grande amore, Fulvia Franco, la Miss Italia del '48, friulana come lui. Lei, ambiziosa, sogna Hollywood, lui ce la vuole portare: intanto però Jack La Motta, toro scatenato, ferma la sua corsa a New York in un incontro per il mondiale dei pesi medi. E' l'inizio della fine: la Franco lo tradisce, lui che è sempre stato uno sciupafemmine la rincorre ovunque. Uno come Mitri, temperamento duro, abituato alla boxe della vita, può anche risorgere. Il campione di un tempo, ormai ombra di se stesso, sovrappeso, dedito al fumo e all'alcool (anni dopo confessò di aver cominciato in quei tempi la sua dipendenza dalla cocaina), ridotto a fare il lavapiatti per mantenersi, viene riconosciuto da un storico allenatore, Luigi Proietti, in un bar di Via Merulana a Roma, vicino l'antica palestra Indomita. Aveva solo 30 anni. L'allenatore giurò di riportarlo sul ring, e da vincente. Così avvenne: a 36 anni vinse di nuovo il titolo europeo il 2 maggio 1954 battendo a Roma, per ko alla prima ripresa, l'inglese Randy Turpin.

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